CON TUROLDO PARLANDO DI TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE...
Tornato a casa ed al lavoro di partito a Lecco, mi accorsi che l’esperienza vissuta a Mosca non è che interessasse granché ai miei compagni, impegnati nelle incombenze dell’attività quotidiana e concreta: da Brunetto Crippa a Gino Sala, da Giuliano Sanvito a Enzo Bergamaschi, da Pietro Fumagalli a Umberto Carozzi, da Bea Stasi a Giuseppe Conti, da Angelo Gandolfi a Giovanna Rusconi ad Angelo Faccinetto e a molti altri. Ed era giusto così: eravamo una struttura legata alle attività del territorio - "bianco” e difficile - e poco propensa ad astrarsi dalle dure incombenze quotidiane e locali.
Invece, in quella "zona d’ombra” di cattolici critici verso la gerarchia ecclesiastica, vicini/lontani
rispetto al PCI, "anticiellini” tanto quanto lo potevano essere nella culla - loro dicevano: nel covo - di CL (e aggiungevano: purtroppo non solo Ugo Bartesaghi ma anche Roberto Formigoni è di Lecco), affascinati dal sandinismo (con quel miscuglio di teologia della liberazione e ortodossia rivoluzionaria incarnate dai fratelli Ernesto e Fernando Cardenal, preti-ministri sandinisti, nella Nicaragua rivoluzionaria) e, anni dopo, ispirati da Gorbachêv e dalla sua perestrojka, … ero visto - del tutto involontariamente e, comunque, illegittimamente - come una sorta di oracolo.
Ricordo le tante serate a casa di Elena Gandolfi a Galbiate, con Davide Maria Turoldo: parlando del sandinismo (poco o nulla di Cuba!), dell’America latina, della teologia della liberazione… Con me che, da non-credente quale ero e sono rimasto, faticavo anche solo a capire di "cosa” si parlasse… Raccontavo di Mosca, dei latinoamericani conosciuti lì, poi (nell’84), del Nicaragua visto "direttamente”… In queste discussioni splendide ed oniriche, attorno al vocione di padre Davide, c’erano spesso Mariuccia Buttironi, Maria Andreotti, Pierfranco Mastalli, Angelino Borghi.
Anche da queste serate (vere e proprie tertullas), trassi ispirazione per proporre che la Federazione del PCI di Lecco organizzasse una serie di conferenze che intitolammo "Pacifismi & pacifisti”. Si parlò di Aldo Capitini, di Gandhi, persino (con evidente forzatura) di Augusto Cesar Sandino. Su Giovanni XXIII parlò, con trasporto, Turoldo. Invitammo anche padre Ernesto Balducci (straordinario pensatore), il prete operaio Franco Barbero, don Giovanni Franzoni (allora Abate di San Paolo fuori le mura), e quel fine intellettuale, e poi ottimo politico, di Ettore Masina, con cui ho coltivato una lunga amicizia proprio sulle tematiche latinoamericane.
A queste iniziative partecipava sempre Giancarlo Comi di Missaglia, "cattocomunista” curioso di America latina, ma noto soprattutto per essere il re dei pasticceri brianzoli: molti anni dopo, grazie all’Ambasciatore Bahadian, gli regalerò una visita alla splendida Ambasciata brasiliana, Palazzo Doria-Panphili, di Piazza Navona. Con Comi erano il Sindaco di Casatenovo Antonio Colombo, le mogli, Richetto Fumagalli, e alcuni preti del loro territorio, amici loro.
Sempre a Galbiate, nella indimenticabile casa estiva, sulle pendici del Monte Barro, di Guido Alborghetti e Nini Bartesaghi (amici carissimi, cui sono rimasto indissolubilmente legato), passai altre serate dove i padroni di casa invitavano compagni operai lecchesi, sindaci, sindacalisti e, spesso, dirigenti nazionali di passaggio da Lecco (una volta cenammo con Napolitano, e passavano anche Renato Zangheri, Andrea Geremicca, Romana Bianchi, e molti altri) ma, in questi casi, la politica estera rimaneva sullo sfondo: centrale era sempre quella interna, anche se non solo locale.
Una volta venne a Lecco, per tenere una conferenza pubblica sulla situazione internazionale e sulla politica estera del PCI, un compagno "del Nazionale”, si chiamava Renato Sandri. Toccò a me fargli gli "onori di casa” (a dire il vero mi offrii volontario: leggevo spesso i suoi saggi di politica estera su Rinascita o Critica Marxista, ed avevo una grande curiosità di conoscerlo personalmente), andare a prenderlo in aeroporto e portarlo a cena, al ristorante "Alberi” vicino a Piazza Garibaldi, prima dell’iniziativa pubblica nel salone di Palazzo Falck. Parlammo molto - chissà perché - di America latina. Neppure lontanamente potevo immaginare quanto quell’uomo - colto e dalla "r” affilata, … come il suo temperamento - avrebbe, anni dopo, pesato sulla mia formazione politica e di "esperto” di America latina…
In un’altra occasione riaccompagnai a Milano, con la mia 500, la "mamma” dell’ecologismo italiano Laura Conti, dirigente del PCI: ci fermammo ore a casa sua, dominata dai gatti, a parlare di America latina.